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I cambiamenti mi legano alla vita

I cambiamenti mi legano alla vita
22 febbraio 2017

Prima o poi lo facciamo: ci rendiamo conto che la vera intelligenza sta nel sapersi adattare ai cambiamenti, a testa alta e con lo sguardo vigile. Alla fine, niente di ciò che arriva rimane e niente di ciò che se ne va si perde del tutto. Resistere al cambiamento è ciò che fa male, accettarlo significa capire che senza cambiamenti non c’è un futuro concreto.

C’è un aspetto curioso che riguarda i cambiamenti, ovvero che la nostra specie ha raggiunto lo stadio in cui si trova proprio grazie al cambiamento e al progresso evolutivo offerto dalle piccole innovazioni. Tuttavia, il cervello preferisce la permanenza, la stabilità e quella comfort zone in cui non ci sono pericoli e la sopravvivenza è salvaguardata. Ora, in questa zona di calma e sicurezza dove non accade nulla di nuovo irrimediabilmente sorge l’insoddisfazione e la noia.

Lo diceva anche Charles Darwin nelle sue opere: chi sopravvive in questo mondo complesso e a volte minaccioso non è il più forte e nemmeno il più intelligente, ma colui che meglio si adatta ai cambiamenti. Tuttavia, nessuno ci ha insegnato ad adattarci, non ci hanno spiegato come essere forti dopo una perdita, non abbiamo un manuale per imparare ad accettare il passare del tempo, non ci hanno detto quali abilità ci servono per dare un senso alla nostra vita quando vogliamo essere un po’ più felici.

A volte, come cantava David Bowie nella sua Change, non c’è altro rimedio se non quello di voltarsi ed affrontare l’ignoto, quel “qualcosa” che abbiamo aspettato a lungo conducendo nel frattempo una vita sbagliata.

Vi invitiamo a riflettere sull’argomento.

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I cambiamenti nella donna: crisi e rivoluzioni

Quando parliamo di cambiamenti nella donna, pensiamo subito al passaggio dall’infanzia all’adolescenza o dalla giovinezza all’età adulta. Una rivoluzione ormonale che apre la porta ad un universo complesso di cicli, fasi e tappe in cui affrontare nuove sfide, nuove lezioni di vita. Ora, mettiamo un attimo da parte la dimensione fisica o ormonale per approfondire ciò che conta davvero: i cambiamenti emotivi e lo sviluppo di nuovi atteggiamenti.

Bowie nella canzone cantava “I still don’t know what I was waiting for”, ovvero “non so ancora cosa stessi aspettando”, una sensazione comune e persistente per una buona parte della nostra vita, fino a che all’improvviso decidiamo di smettere di aspettare per cominciare ad agire. Può sembrare curioso, ma questo “salto” nella crescita personale di una donna e la reale ricerca di un cambiamento inizia attorno ai 40 anni e culmina intorno ai 50.

Questo è quanto spiega Rosi Braidotti, docente di Filosofia e direttrice del Centre for the Humanities dell’Università di Utrecht, che afferma che le cinquantenni stanno sfatando miti nella società attuale. Sono donne che hanno affrontato difficoltà e che ora iniziano una nuova fase della vita per raggiungere un senso di pienezza. Lo fanno perché hanno raggiunto nuovi obiettivi, perché hanno una maggiore sicurezza personale e sono convinte che un divorzio non sia la fine del mondo o che un nido vuoto non sia motivo di depressione.

I cambiamenti sono nuove opportunità per affrontare senza paura strade inesplorate e continuare a navigare al ritmo della vita.

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Le 3 emozioni che accompagnano i cambiamenti

Non tutti i cambiamenti sono traumatici o comportano la fine di una fase. La maggior parte di essi implicano una semplice continuità, un progresso che è in perfetta armonia con il processo di crescita personale. Tuttavia, e qui arriva l’aspetto più problematico, non tutti siamo disposti a vedere il bisogno di andare avanti, a fare quel salto coraggioso e andare oltre i confini della zona di comfort.

Non potrai cambiare l’inizio, ma sei sempre in tempo per cambiare il finale.

 

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Grazie ad un’interessante ricerca condotta presso l’Harvard Decision Science Laboratory, si è potuto dimostrare che, quando si inizia a cambiare, il nostro cervello attiva tre emozioni  concrete che è necessario analizzare in dettaglio per comprenderle, ma non evitarle. Bisogna viverle per canalizzarle e facilitare così il cambiamento.

Vediamole in dettaglio.

L’ira

Se ci concediamo di provare un’emozione forte, di tanto in tanto, non è una cosa negativa. L’ira, ad esempio, può essere una motivazione perché rivela il motivo del nostro malessere in tutta la sua nudità.

La rabbia o l’ira possono darci una certa sensazione di controllo quando si tratta di correre il rischio ed avviare un cambiamento.

La passione

Lo sappiamo: può risultare contraddittorio pensare che dopo l’ira sorga la passione. Tuttavia, lo capirete se tenete in considerazione alcuni dettagli:

  • L’ira ci ha convinto che abbiamo bisogno di un cambiamento.
  • Questa “rabbia” ci spinge a lottare per ciò che desideriamo e, a sua volta, l’obiettivo all’orizzonte è ciò che ci ispira ogni giorno, ciò che ci infonde passione, desiderio, entusiasmo.

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Umiltà

Quando abbiamo avviato il meccanismo del cambiamento e lo alimentiamo con passione ed entusiasmo, non dovremmo cadere nel falso orgoglio, nello specchio in cui rifletterci ogni giorno per dire a noi stessi che andrà tutto bene.

Il successo non è sempre assicurato, dunque non c’è niente di meglio che mantenere una mentalità temprata e umile che veda la realtà delle cose in ogni momento.

I cambiamenti richiedono volontà ed ispirazione, ma la bussola della nostra vita ha bisogno di mantenere sempre il nord per non farci smarrire, per mantenere sempre una direzione sicura, piacevole e soddisfacente in ogni cambiamento.

Source: lamenteemeravigliosa.it

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