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Cara Freeda: Non C’È Nulla Di Sbagliato In Chi Subisce Violenza

15 gennaio 2018

Qualche tempo fa una nostra lettrice ci ha scritto, per raccontarci una sua esperienza personale che aveva però un valore quasi universale, perché si trattava di una cosa che probabilmente è successa a molte ragazze, e di cui magari non tutte riescono a parlare liberamente. Così, abbiamo deciso di pubblicare la sua storia, perchè sapere di non essere soli in certe situazioni aiuta, e poi perché volevamo dare un segnale di solidarietà: insieme possiamo cambiare le cose.

A partire da quel momento ci sono arrivate altre mail e altre storie da raccontare. Così abbiamo deciso di dare vita ufficialmente a Cara Freeda, una posta a cui ognuna/o di voi può scrivere per raccontare la propria esperienza. Quella che state per leggere è la storia di VM, di un’esperienza di violenza, fisica e psicologica, da cui è riuscita a uscire e che ora vuole mettere a disposizione delle altre ragazze che ci stanno passando, come messaggio di speranza e di aiuto.

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Cara Freeda,

ti scrivo perché da qualche tempo è nata in me la voglia di condividere la mia esperienza, ma è solo adesso che ho sentito la motivazione decisiva che mi ha spinto a farlo. Premetto che sono sempre stata una ragazza che si potrebbe definire nella norma, con una famiglia che le voleva bene e la sosteneva alle spalle, con i propri amici e interessi.

Finito il liceo conobbi un ragazzo; la relazione con lui nacque un po’ per divertimento, senza fini molto seri. Però mi sembrò di vedere da parte sua un interesse più profondo e quindi iniziammo a frequentarci in modo diverso.

Ero contenta, all’inizio, perché sembrava che mi desse molte attenzioni. Però ben presto capii che c’era qualcosa che non andava: le attenzioni si trasformarono in ossessioni. Purtroppo, però, io ero già caduta nella trappola, nella tela del ragno. Davo la colpa, dei suoi atteggiamenti sbagliati nei miei confronti al suo passato, e non a lui stesso. Da questa eccessiva ossessione, nel voler sempre sapere cosa facevo, con chi ero, e perché non lo avevo avvertito dei miei spostamenti da casa, siamo passati velocemente alle offese pesanti e da lì, alla violenza fisica – nonché mentale – il passo è stato breve.

Non me la sento di raccontare degli episodi precisi accaduti durante quell’anno e mezzo circa.

La cosa veramente importante da dire è che ne sono uscita, sono riuscita a strapparmelo di dosso e da dentro. Sapevo che l’avrei lasciato già 6 mesi prima di lasciarlo definitivamente, ma in quei 6 mesi non ci sono riuscita: lui tornava sempre e io non ero abbastanza forte da respingerlo.

Dopo la chiusura della relazione iniziai un percorso in un centro antiviolenza, con una psicologa, che tutt’ora vedo. Grazie a questo, e alle mie riflessioni personali, ho capito molte cose: una su tutte che io questa persona non l’ho mai amata – gli dicevo “ti amo” solo perché lui se lo voleva sentir dire, e io lo accontentavo. Ho capito che quello che provava lui per me non era amore: lui voleva plagiarmi per far sì che stessi più tempo possibile con lui e che, appunto, lo accontentassi in tutto.

Ho capito che se non siamo noi le prime a voler aiutare noi stesse, non arriverà mai un’ancora dal cielo a salvarci: dobbiamo imporci ed avere la consapevolezza mentale che quella persona, che ci sta facendo del male, non la vogliamo più vedere; i miei amici e i miei familiari hanno cercato di aiutarmi ad allontanarmi da lui a più riprese, ma finché io non sono stata sicura e decisa non c’è stato niente da fare: ci ricascavo sempre. Ho capito che dobbiamo parlare, non dobbiamo vergognarci di quello che ci sta succedendo o che ci è successo, perché noi non abbiamo nessuna colpa: non siamo noi le persone malate. Non c’è niente di male a chiedere aiuto a qualcuno e io personalmente mi sono accorta che raccontando la mia storia a più persone, piano piano, mi rendevo conto di quanto fosse assurda e insensata.

Giocava sul fatto che senza di lui sarei stata sola, perché mi aveva allontanato da tutti i miei affetti, e se anche avessi trovato un altro ragazzo con cui intraprendere una relazione, questo si sarebbe mostrato violento come l’altro, perché ero io che innescavo nelle persone la violenza, ero io che in fondo volevo che accadesse questo.

Sbagliato! Io non volevo nulla di tutto ciò, ma ai tempi mi plagiava a tal punto che finivo per credere a queste assurde affermazioni.

Ora ne sono uscita completamente e anche se la notte ho gli incubi, e dei momenti in cui mi prende l’ansia, so che prima o poi finiranno, perché sto già meglio, sono stata meglio da subito, dopo averlo lasciato: ho sentito dei lacci invisibili che piano piano si scioglievano e mi lasciavano libera. E anche se si stanno ancora sciogliendo e ho ancora tanto lavoro da fare per superare quei brutti momenti, so che ce la farò: sono forte e ho tante persone intorno che mi vogliono bene e – guarda un po’ – anche un nuovo ragazzo, che invece di approfittarsi delle mie debolezze e della mia sensibilità, le accoglie e mi fa stare bene.

La premessa, all’inizio della lettera, era per far capire che può succedere a tutte noi, non solo alle persone che sono apparentemente sole.

Non abbiamo niente di male, non incolpiamoci per quello che ci è successo perché assolutamente non è colpa nostra.

E sappiate che da qualche parte c’è qualcuno che vi vuole bene, che vi vuole amare e che anche se, per colpa di qualcun altro avete allontanato, è pronto ad accogliervi di nuovo e coccolarvi.

Non siamo sole!

Con tantissimo affetto e con la speranza che questa lettera sia di aiuto ad altre ragazze,

VM

Source: freedamedia.it

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