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Filiera del riso. I ministeri scrivono a Bruxelles per la salvaguardia sull’import a dazio zero

26 novembre 2017

I ministeri delle politiche agricole alimentari e forestali e dello Sviluppo Economico rendono noto che è stato inviato a Bruxelles il dossier integrato per la richiesta di attivazione della clausola di salvaguardia a tutela del settore risicolo dalle importazioni a dazio zero dai Paesi asiatici Eba, in particolare dalla Cambogia.

riso_1Una relazione approfondita I ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda hanno accompagnato il dossier con una lettera indirizzata ai commissari Federica Mogherini, Cecilia Malmström e Phil Hogan. Il dossier che scaturisce da una intensa attività di confronto effettuata dai ministeri con i Servizi della Commissione è stato integrato da un’apposita e approfondita relazione commissionata dall’Ente risi ad un affermato studio legale internazionale. Nel documento si evidenziano diversi aspetti: ad esempio che il prodotto danneggiato dalle importazioni di riso lavorato dalla Cambogia è il riso indica lavorato derivante dalla coltivazione nell’Unione europea, nel rispetto dell’articolo 22 del regolamento (concetto di prodotto identico); oppure, che il soggetto da investigare per la procedura di attivazione della clausola sia l’industria di trasformazione (e di conseguenza anche il produttore) che ha visto ridursi drasticamente il collocamento di riso indica nell’Unione Europea. Solo l’Italia dalla campagna 2011/12 alla campagna 2016/17 ha conosciuto un mancato collocamento di riso lavorato indica nell’Ue di circa 67.000 tonnellate.

La lettera «Chiediamo l’attivazione della clausola di salvaguardia – dice la lettera dei Ministri Martina e Calenda – perché la crisi dei prezzi mette a rischio la sopravvivenza e il futuro dell’intera filiera risicola europea. L’abbandono della risicoltura provocherebbe ripercussioni gravissime non solo sotto il profilo della tenuta socio-economica di molti distretti rurali ma anche dal punto di vista ambientale, tenuto conto del valore degli ecosistemi che caratterizzano le aree di produzione». «Le cause principali di questa crisi senza precedenti – prosegue la lettera – sono da attribuire al regime particolarmente favorevole praticato nei confronti dei Paesi Meno Avanzati (accordo Eba), che prevede la possibilità di esportare verso l’Unione Europea quantitativi illimitati di riso a dazio zero. Per questo già a luglio scorso insieme a Francia, Spagna, Bulgaria, Grecia, Ungheria, Portogallo e Romania abbiamo chiesto alla Commissione di attivare la clausola di salvaguardia. Con il nuovo dossier inviato ci aspettiamo decisioni conseguenti da parte della Commissione europea».

I dati Nel corso degli ultimi 5 anni il consumo comunitario di riso è aumentato del 5% e le importazioni di riso lavorato dalla Cambogia sono aumentate del 171%. Oltre a ciò nello stesso periodo le vendite di riso Indica coltivato nell’UE sono calate del 37%, da 676.900 a 427.904 tonnellate. Ciò si è tradotto in un calo del 18% delle quote di mercato detenute dagli operatori dell’UE con prodotto comunitario dal 46% al 28%. La superficie investita a riso Indica nell’UE è calata del 40%, da 158.000 a 92.000 ettari, così come è calata del 39% la produzione di risone. I prezzi del riso Indica importato dalla Cambogia (€488,58 per tonnellata nella campagna 2016/17) si collocano ben al di sotto del prezzo, circa il 30% in meno, praticabile dagli operatori comunitari. Come conseguenza di quanto sopra i risicoltori dell’UE hanno ridotto la superficie investita a riso Indica ed aumentato quella investita a riso Japonica creando un eccesso di offerta che ha determinato ripercussioni a livello di prezzo anche su questo comparto (mediamente del 30% con punte del 60%).

Source: agricultura.it

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