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Heidi e Howard: l’esperimento che ha dimostrato i pregiudizi sulle donne in carriera

28 febbraio 2017

Nel 2003, Frank Flynn, professore della Columbia Business School, e Cameron Anderson, professore della New York University, hanno condotto un esperimento per testare la percezione delle differenze di genere sul luogo di lavoro.

Sono partiti dalla storia vera di Heidi Roizen, imprenditrice e venture capitalist di successo, nota per la sua personalità estroversa e per la vasta rete di prestigiosi contatti, personali e professionali, che riesce a coltivare.

Flynn e Anderson hanno scritto la storia di Heidi in due versioni identiche con una sola differenza: in una delle due hanno cambiato il nome del protagonista, non più Heidi (nome femminile), bensì Howard (nome maschile).

Hanno poi formato due gruppi omogenei di studenti e hanno assegnato a ciascun gruppo una delle due versioni della storia da leggere. Dopo la lettura, hanno posto a tutti gli studenti le stesse domande sull’opinione che si erano formati su Heidi o su Howard.

I risultati parlano chiaro: gli studenti hanno attribuito a Heidi e a Howard lo stesso grado di competenza, il che ha molto senso dato che hanno raggiunto gli stessi identici risultati. Eppure, Howard è risultato essere molto più attraente come potenziale collega rispetto a Heidi. Heidi è stata descritta come un’egoista, “non il tipo di persona che vorrei assumere o con cui vorrei lavorare”.

Le stesse identiche informazioni su una persona, con un’unica singola differenza, quella di genere, contribuiscono a formare opinioni completamente discordanti.

Le conclusioni di Flynn e Anderson sono in linea con quelle emerse da tante altre ricerche, tutte riportate da Sheryl Sandberg in Lean In: successo e indice di gradimento sono direttamente correlati per gli uomini e inversamente correlati per le donne. Più un uomo ha successo, più piace. Più una donna ha successo, meno piace.

Non solo: gli uomini di successo hanno un indice di gradimento alto sia per gli uomini che per le donne, mentre le donne di successo hanno un indice di gradimento basso sia per gli uomini che per le donne.

Questa scoperta è sia scioccante che scontata: scioccante perché nessuno ammetterebbe di avere pregiudizi di genere e scontata perché, chiaramente, tutti noi ne abbiamo. (Sheryl Sandberg — Lean In)

Le conclusioni del caso Heidi/Howard si spiegano infatti soltanto sulla base dei pregiudizi di genere. In linea con gli stereotipi sociali, associamo all’uomo caratteristiche decisionali, autorevoli, correlate a forti ambizioni. Sono gli uomini che portano a casa la pagnotta, breadwinner. Alla donna associamo invece maggiore sensibilità e caratteristiche legate alla cura della casa e degli altri. Caregiver. I due stereotipi si sviluppano in contrasto: poiché riconduciamo al profilo del nostro stereotipo di uomo il successo professionale, Heidi tradisce le nostre aspettative sulle donne quando, invece che stare a casa a prendersi cura della famiglia, si dedica alla carriera. Comportandosi nello stesso identico modo, Howard al contrario conferma le nostre aspettative sulla popolazione maschile.

Ci piace di più chi conferma i nostri pregiudizi e non chi ci costringe a riformularli.

L’aspetto drammatico è che questa critica latente e in qualche modo inconscia non riguarda solo il giudizio che diamo degli altri, ma nel caso delle donne, anche il giudizio che danno di se stesse: hai successo? Via libera ai sensi di colpa. La società dà continuamente rinforzi positivi agli uomini che vogliono fare carriera e rinforzi negativi alle donne che vogliono la stessa cosa e ognuno di noi, anche non volendo, anche senza accorgersene, è portato a introiettare questi feedback.

Pensiamoci prima di giudicare una donna.

Source: freedamedia.it

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