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Il regno cinese delle donne

31 maggio 2017

In Cina esiste una parola per indicare le donne non sposate sopra i 27 anni: è sheng nu, che significa avanzi. Sorprendentemente, però, proprio in Cina, nella valle di Yunnan, esiste un’antica comunità tribale di buddisti tibetani chiamata Musou, che si regge da secoli su un matriarcato dai tratti davvero moderni. Almeno in parte.

A raccontare la loro vita nel libro The Kingdom of Women è stata l’ex-avvocato aziendale Choo Waihong, che nel 2006 ha lasciato una carriera di successo per dedicarsi a viaggiare. Dopo aver lavorato in Canada, negli Stati Uniti, e in Inghilterra, Waihong si è sentita irrimediabilmente attratta da questa comunità matriarcale situata proprio in Cina, la terra dei suoi genitori.

Sono cresciuta in un mondo dove gli uomini sono i capi. Mio padre e io litigavamo spesso, lui era la quinta essenza del maschio nelle comunità estremamente patriarcali cinesi. Non mi sono mai sentita davvero a mio agio neanche sul lavoro. Le regole erano fatte dagli uomini, erano loro a seguirle istintivamente, non io. Sono stata una femminista tutta la vita e le Musou sembrano mettere le donne al centro. Era ispirante.

Quella di Mosuo è una comunità di madri single, ma non nel senso che attribuiremmo noi occidentali alla parola, perché se per noi essere genitori soli rappresenta una variazione sullo schema tradizionale, che è di coppia, lì è perfettamente normale. I figli “appartengono” alle madri, poco importa chi sia il padre. Letteralmente, visto che quasi sempre non si sa chi sia. Le donne hanno una vita sessuale molto libera, tanto che un’abitudine comune, chiamata axia, è quella di avere incontri notturni a piacere e con svariati uomini, senza vincoli di coppia né di età. Come si capisce se una donna è in compagnia? Semplice, un cappello da uomo verrà appeso alla maniglia della porta, come le cravatte nei college americani. L’axia ha il duplice valore di “donare sperma” per una possibile gravidanza e di alleviare lo stress della donna, affaticata dalla giornata di impegni e lavoro comunitario.

Questo non significa che gli uomini e le donne abbiano solo rapporti anaffettivi, anzi. Semplicemente, nessuna unione viene formalizzata e le coppie non vivono insieme, a meno che la donna non inviti l’uomo sotto il suo tetto. Anche in quel caso, però, è solo per godere della reciproca compagnia, non per obbligo. Quando il piacere finisce, amici come prima. Serenamente.

A crescere ed educare i bambini sono le donne della famiglia (sempre estesa, cioè che comprende più generazioni), ma esistono anche figure di riferimento maschili, solitamente rappresentate dai fretelli delle madri. Sono loro a ricoprire quello che noi definiremmo il ruolo paterno, anche se i Musou non lo definirebbero così, perché il concetto di paternità per loro non esiste.  E non esiste neanche, ovviamente, lo svilimento sociale dei mestieri di accudimento da noi considerati “femminili”: gli uomini, compresi i bambini, puliscono, cucinano, cullano, cambiano pannolini. E non si aspettano di sentirsi dire quanto sono bravi.

Le donne Mosuo prendono le decisioni, coordinano le attività, insomma ricoprono il ruolo di “capo famiglia”. Come potete immaginare, però, la maternità è il centro focale della comunità. Va da sé che una donna non si considera completa finché non ha figli, e la scelta di non farne non è neanche contemplata, almeno in apparenza. Se una donna è sterile, adotterà uno o più cugini, che sono sempre numerosi. Doveva esserci il rovescio della medaglia, no?

Questo, però, sta cominciando a cambiare, insieme alle altre abitudini della comunità. Dagli anni ‘90 i Mosuo hanno visto un incremento del turismo grazie alla costruzione di un nuovo aeroporto nelle vicinanze, e questo ha portato non solo lavoro, ma anche la possibilità per le nuove generazioni di conoscere culture diverse. In particolare il concetto di “carriera” è recentissimo, e appare sempre più desiderabile agli occhi dei giovani, che d’altra parte hanno anche maggiori possibilità di continuare gli studi rispetto al passato. Fino agli anni ‘80, infatti, la scolarizzazione tendeva a fermarsi alle elementari.

La società sta cambiando velocemente e sono in molti i giovani, uomini e donne, che oggi scelgono il modello occidentale di famiglia nucleare. Qualcuno teme che nel giro di trent’anni la cultura Mosuo sarà del tutto sparita, ma Waihong non ne è così convinta. Quando vedranno quali sono le alternative, dice, le donne Mosuo potrebbero capire quanto il loro stile di vita fosse rilassante. Come darle torto?

Source: freedamedia.it

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