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La rigenerazione parte dagli edifici

21 ottobre 2017

Riqualificare la facciata di un ufficio senza che i lavoratori, al suo interno, perdano neppure un giorno di lavoro. Operai dell’edilizia non più obbligati ad andare ogni mattina in cantiere perché le abitazioni sono pre-fabbricate in aziende vicino casa. Edifici che riducono il loro impatto ambientale del 50%. Per dirla con uno slogan, innovare la riqualificazione e la gestione immobiliare.

È questa la formula che è stata presentata mercoledì 18 ottobre in Assolombarda al convegno sull’innovazione nell’edilizia REbuild Milano, dove sono stati messi sul palco progetti e tecnologie al servizio della riqualificazione del patrimonio immobiliare del terziario delle nostre città. Soluzioni che potrebbero cambiare il volto di molte realtà italiane, a partire da Milano. L’approccio industriale all’edilizia che ha conquistato il nord Europa, infatti, inizia ad emergere anche in Italia. «Siamo di fronte a un cambiamento epocale e dobbiamo essere in grado di affrontarlo – esordisce Stefano Venturi, vice presidente di Assolombarda, di fronte a una sala piena di manager intenzionati ad essere parte di una svolta innovativa – Servono imprenditori illuminati per migliorare prima Milano, poi l’Italia, fino ad esportare questo modello di business all’estero». Il capoluogo meneghino, quindi, come luogo “esplosivo” dove porre la pietra miliare che inizi la rivoluzione delle rigenerazione urbana.

«L’ibridazione tra edilizia e industria può generare nuove esperienze in grado di fare ripartire il settore dell’edilizia», è l’entusiasmo di Thomas Miorin, presidente di RE-Lab e direttore innovazione Habitech, ad aprire il tavolo di discussione. Si stima, infatti, che il valore del mercato dell’edilizia a livello mondiale, se tornasse attivo, si aggirerebbe attorno ai 1.600 miliardi. La sfida, ora, è fare tornare il settore edile al centro della spinta economica, ma con un motore pulsante differente, ovvero capace di prendersi cura dell’ambiente e inserendosi all’interno di un modello di economia circolare. Fino ad arrivare «alla decarbonizzazione del patrimonio immobiliare italiano, che costituisce il 40% delle emissioni del nostro paese», continua Thomas Miorin.

Perché la città del futuro è una città che si rigenera. Il nostro patrimonio, infatti, essendo costituito per il 76% da edifici che hanno oltre 40 anni e per oltre l’85% con una classe energetica D, necessita di una riqualificazione importante che usi tecnologie e strategie innovative. «Passare da classe energetica F a classe A significa ridurre dell’80% il fabbisogno energetico per la climatizzazione, ma anche più che dimezzare le emissioni di CO2 legate alla climatizzazione nonché ridurre del 60% la propria bolletta». A dirlo l’architetto Massimo Roj, amministratore delegato della società di progettazione integrata milanese Progetto CMR. Preso atto che un terzo dei 4.700 immobili che a Milano sono dedicati ad uffici risultano essere sfitti, in un’Italia agli ultimi posti in Europa per la qualità energetica dei suoi edifici, Roj si è chiesto in che modo riqualificare il patrimonio esistente. “Mi domandavo: perché quel che viene fatto negli altri stati europei non è realtà anche in Italia?”.

Ecco quindi nascere un progetto per riqualificare le facciate degli edifici. Uno studio, condotto a Roma e a Milano, che mostra come l’industrializzazione dell’edilizia possa essere una soluzione attenta a economia e ambiente. «L’installazione della nuova facciata prefabbricata migliora sensibilmente la performance energetica degli immobili – continua l’ad di Progetto CMR – riducendo i costi di gestione post intervento». Inoltre, il rifacimento della facciata con moduli permetterebbe agli uffici di non perdere neppure un giorno di lavoro, visto che può essere fatta senza spostare le persone dall’edificio. «Dobbiamo renderci conto – chiude Roj – del ruolo primario che la fabbricazione può avere nella rigenerazione sostenibile delle nostre città».

Della stessa idea anche Giovanni Spatti, amministratore delegato di Woodbeton Spa. “L’industrializzazione è la chiave del cambiamento”, esordisce Spatti, raccontando di come gli hotel della catena Moxy che ha costruito accanto all’aeroporto milanese di Malpensa, e che sta costruendo anche nel secondo aeroporto meneghino di Linate, nascano da componenti bidimensionali e tridimensionali costruite in azienda e solo successivamente assemblate in loco. «Questo significa migliorare la vita degli operai, che non devono spostarsi ogni giorno per andare in cantiere ma lavorano in fabbrica – racconta Spatti – ma anche risparmio di carburante e decongestionamento delle tangenziali». Il passo sarà breve, visto che nel 2020 la stessa azienda sta progettando di applicare questo modello anche in ambito residenziale, con la costruzione di 10mila appartamenti in tutta Europa.

Best practice, quelle presentate a REbuild, che si legano ai principi dell’economia circolare applicata all’edilizia. «Proporre di slegare lo sviluppo dal consumo delle risorse significa proporre un cambio di paradigma», commenta Massimiliano Tellini, responsabile del progetto di economica circolare di Intesa Sanpaolo, sottolineando come, in una realtà in cui il 30% del cibo viene buttato e un ufficio su due è sempre meno vissuto giornalmente, si deve iniziare a organizzare le città in maniera diversa. Un tema centrale, tanto che la banca ha in progetto di lanciare un master in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca di Milano proprio per approfondire questi contenuti. Cosa significa una città circolare? A Milano, ad esempio, l’economia circolare potrebbe tradursi “nel riutilizzo degli scarti alimentari per creare materiali per le aziende”, continua Tellini. Perché «quello che è sostenibile può essere anche conveniente ed economicamente vantaggioso», gli fa eco Cristina Tajani, Assessore a politiche del lavoro, attività produttive, commercio e risorse umane del comune di Milano.

Due, quindi, le prospettive che potremmo avere davanti: continuare a definire le metropoli come luoghi ostili o iniziare a pensale come realtà dove effettivamente è possibile integrarsi e rispettare l’ambiente. «Perché lo sviluppo o è inclusivo, o non è», chiude Ezio Micelli, presidente del comitato scientifico di REbuild, mentre una frase campeggia sul monitor a conclusione del convegno. Una citazione di William Gibson, autore di fantascienza statunitense e padre del cyberpunk, che ben riassume lo spirito di questa nuova trasformazione dell’edilizia. “Il futuro è già qui. Solamente non è stato ancora uniformemente distribuito”.

 

Source: lanuovaecologia.it

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