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L’alba appartiene agli innamorati, ai sognatori e ai lettori

L’alba appartiene agli innamorati, ai sognatori e ai lettori
31 gennaio 2017

Durante l’alba, i nostri pensieri volano come telegrammi alla ricerca di destinatari. È in questa linea magica tra la notte e il giorno che abitano i lettori irriducibili, i sognatori malinconici, le menti creative e gli amanti che, tra carezze e confidenze, si spogliano dei vestiti e delle emozioni.

L’alba non è solo il territorio degli insonni o dei nottambuli, in realtà è uno scenario molto significativo per il nostro cervello. È il momento in cui si sente libero dagli stimoli esterni per connettersi con spazi molto più intimi, puri e creativi. Difatti, anche la nostra biochimica cerebrale viene incoraggiata da ingranaggi molto diversi da quelli che ci gestiscono nel corso della giornata.

Sappiamo che i cicli biologici dell’essere umano sono scanditi per mezzo del ritmo circadiano. Siamo sincronizzati grazie a quella piccola ed affascinante struttura chiamata ghiandola pineale che, stimolata dalla luce e inibita dal buio, favorisce la produzione di melatonina per orchestrare i nostri cicli di sonno e veglia. Questa sua funzione è molto nota; tuttavia, apre la porta anche ad altri processi ugualmente interessanti, ma meno conosciuti.

Sono molte le persone che si recano a letto stanche, ma invece di dormire e abbandonarsi al piacevole rifugio del cuscino, sentono che la loro mente si accende e si affila, come se si trattasse di un radar in attesa di catturare i segnali delle stelle. È un momento in cui l’atto della lettura si fa più attraente, perché diventa più vivido, perché tra quel mare di lettere e la nostra mente c’è un’arteria invisibile che pompa con più forza. Accade lo stesso con la nostra creatività e persino con l’amore.

Perché le ore in cui la città si spegne sono le stesse in cui le emozioni si accendono con maggiore intensità.

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Gli orari attuali: ostacoli per la creatività e la felicità

Siamo degli indifesi prigionieri dell’affilata lancetta dell’orologio. Viviamo attenti agli orari che regolano i tempi del nostro lavoro, della nostra alimentazione e del nostro svago. Questi orari, stabiliti dalla società, non sono sempre in armonia con le nostre necessità. I turni di lavoro a rotazione o le lunghe giornate di affari che impediscono la conciliazione familiare sono nemici ufficiali che limitano una parte della nostra felicità.

Alcuni neuroscienziati, tra cui Paul Kelly, ricercatore dell’Istituto del Sonno e della Neuroscienza Circadiana dell’Università di Oxford, spiega che il mondo lavorativo e quello educativo sono del tutto irrispettosi verso i ritmi circadiani. Secondo lo studioso, tutti questi effetti ci trasformano in una “società stanca”. Iniziare presto a lavorare o a studiare e subire pesanti orari lavorativi in cui usciamo all’alba e torniamo a casa di sera è demotivante in tutti i sensi.

Viviamo un’attualità in cui si apprezza più la presenza fisica che la reale efficacia. Trovarsi materialmente sul posto di lavoro o piegati sulla scrivania non vuol dire dare il meglio di sé. La stanchezza accumulata e lo stress dato dagli orari poco rispettosi sottraggono tutto il potenziale del nostro cervello. Poco a poco, veniamo schiacciati da un’entropia emotiva fino a cadere nel triste letargo dell’infelicità.

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L’alba: la casa dei sognatori

Dicono che l’alba sia la casa dei sognatori, quel momento in cui le stelle bisbigliano tra di loro e in cui solo qualcheduno ha la capacità di sentirle. Siamo così cristallizzati in questi orari titanici e poco concilianti che abbiamo appena il tempo per momenti del genere. Tuttavia, spesso, il finesettimana, il nostro cervello ci chiede un angolino personale, qualche ora per potersi liberare.

E il processo attraverso cui ci riesce è semplicemente affascinante.

Di notte il ritmo del cervello cambia

La corteccia cerebrale è quell’area in cui si concentrano le regioni responsabili di attività come l’attenzione, la pianificazione, la memoria del lavoro o le ricompense.

  • Si tratta di un’area molto attiva durante il giorno grazie ad un apporto regolare di dopamina. Tuttavia, quando il buio sfiora la nostra ghiandola pineale, questo apporto si riduce e invita all’introspezione.
  • La corteccia cerebrale si sconnette ed entra in uno stato di “stand-by”, poiché gli stimoli esterni da processare, gestire e affrontare sono molti di meno.

La notte, così come l’alba, è composta da istanti di delicato piacere per il cervello che desidera concentrarsi su altre aree. È allora che si schiudono le porte di quegli angoli affascinanti quali l’immaginazione, l’emozione, l’introspezione o la riflessione.

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Il momento di un altro tipo di energia

Di certo anche voi l’avrete provato più di una volta. Andate a letto portandovi dietro qualche problema, idee scarse e molte preoccupazioni e, all’improvviso, quando vi svegliate la mattina, la vostra mente è chiara e libera come la superficie di uno specchio.

  • Le risposte iniziano ad arrivare. L’ispirazione affiora, le emozioni si fanno più nitide, la capacità di sentire, connettere idee o visualizzare immagini mentre siamo immersi nella lettura si intensifica maggiormente.
  • Non si tratta di una magia né di un potere sovrannaturale. È il motore della nostra neurochimica che vede nella notte l’occasione perfetta per focalizzare tutta la sua energia e le sue risorse sul proprio cervello.

La mente si svuota e i pensieri scorrono con un altro ritmo, c’è una maggiore connettività e il godimento per certe attività che durante il giorno è difficile da provare; un ritmo più vivo.

Tuttavia, è chiaro che, a causa dei nostri orari, non sempre possiamo goderci questi istanti che spesso ci portano vi ore di sonno. Ma non è mai sbagliato deliziarsi di questa profonda e arricchente introspezione offertaci dalla notte e dall’alba, lì dove solo la Luna o il timido Sole, che arriva ad infrangere il chiarore, sono testimoni dei nostri umili piaceri: sognare, leggere, amare…

Immagini per gentile concessione di Isabelle Arsenaut

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Source: https://lamenteemeravigliosa.it

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