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#MIGLIAIADIVITE: sì alla chiusura definitiva delle centrali a carbone entro il 2025 (PETIZIONE)

14 luglio 2017

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In questi giorni, si sta definendo la strategia energetica dell’Italia (SEN), per i prossimi vent’anni, con un documento che verrà pubblicato dopo il 31 agosto. Per questo motivo, è importante che tutti i cittadini facciano sentire la propria voce.

Ne sono convinti i promotori della petizione WWF Italia, Greenpeace Italia e Legambiente, appellandosi a un futuro più sostenibile e meno inquinato.

“Con la SEN, l’Italia ha l’occasione di decidere di uscire dal carbone, salvando così migliaia di vite e cambiando le sorti del futuro energetico del nostro Paese”, si legge nel testo. 

Secondo le associazioni, nel 2013 in Italia, le 12 centrali a carbone esistenti causavano circa 10 morti premature a settimana e costavano agli italiani ogni anno 1,4 miliardi di euro di spese sanitarie.

Oggi, di quelle 12, ne restano operative 8 e come ben sappiamo il carbone è tra i combustibili fossili quello che, se bruciato, emette più CO2 ed è quindi, tra i principali responsabili dei cambiamenti climatici. 

Quante sono le vittime di questo disastro? Negli ultimi 6 anni in Italia sono state circa 3600 e livello globale si parla di 2 miliardi di potenziali “rifugiati” climatici nel 2100.

Cosa prevede la bozza della strategia nazionale

Per la prima volta si prende in esame l’idea dell’uscita dal carbone come fonte di energia elettrica. Ma siamo ben lontani da un passo definitivo, perché il Governo non ha ancora assunto una posizione netta e ambiziosa a favore di una data certa e possibile.

Per i promotori della petizione, il carbone in Italia deve chiudere entro il 2025. La proposta di strategia prevede tre possibili scenari:

  • Scenario di base: mantenimento di 4 centrali su 10, tra cui la centrale di Brindisi, la più inquinante d’Italia;
  • Scenario intermedio: chiusura di Brindisi;
  • Scenario avanzato: chiusura di tutte le centrali entro il 2030 e non al 2025.

“Il Governo, però, cerca in qualche modo di disincentivare questo ultimo scenario paventando alti costi e frapponendo ostacoli. Posporre questo passo di 5 anni, far sopravvivere il carbone fino al 2030, costerebbe invece migliaia di vita umane e comporterebbe costi sanitari maggiori dei 2,7, miliardi preventivati per l’abbandono di quel combustibile al 2025”, si legge ancora. 

Secondo gli ambientalisti, uscire dal carbone è l’occasione per creare nuovi posti di lavoro con una vera e giusta transizione verso le energie rinnovabili e l’efficienza energetica.

“Oggi abbiamo a disposizione tutte le tecnologie e conoscenze per guardare a un futuro 100% rinnovabile. Al Governo preoccupano forse i costi degli indennizzi alle grandi aziende. I promotori della petizione, invece, sono preoccupati per i costi in termini di vite e di emissioni dannose per il clima che l’Italia dovrebbe continuare a pagare per una pericolosa mancanza di coraggio”. 

Source: greenme.it

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