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Non è ancora crisi con la Nato, ma le parole di Conte sulla Russia non sono piaciute affatto

Non è ancora crisi con la Nato, ma le parole di Conte sulla Russia non sono piaciute affatto
8 giugno 2018

Va bene il dialogo con Mosca ma le sanzioni restano: questo il messaggio inviato dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg al neo premier italiano Giuseppe Conte, che nel suo discorso al Senato ha parlato di “revisione del sistema delle sanzioni”.

Una iniziativa che non piace nemmeno agli Usa e alla Germania. Quella del segretario della Nato non è una chiusura totale: “Con la Russia dobbiamo mantenere il dialogo politico, ma le sanzioni economiche sono importanti”, ha detto Stoltenberg presentando la riunione dei ministri della Difesa dell’Alleanza che si terrà oggi e domani a Bruxelles. Poi ha aggiunto: “La Russia deve cambiare comportamento prima che le sanzioni vengano rimosse”.

Per il segretario dell’Alleanza, inoltre, nei confronti della Russia servono “forte deterrenza e forte difesa, combinate con dialogo politico, perché non abbiamo l’obiettivo di isolare la Russia, che è un nostro vicino”.

Cosa aveva detto Conte

Come riporta Repubblica, nel suo intervento al Senato, Conte aveva detto: “Intendiamo preliminarmente ribadire la convinta appartenenza del nostro Paese all’Alleanza atlantica, con gli Stati Uniti d’America quale alleato privilegiato. Ma attenzione, saremo fautori di una apertura alla Russia, che ha consolidato negli ultimi anni il suo ruolo internazionale in varie crisi geopolitiche”. Ci faremo promotori – ha osservato il presidente del Consiglio – di una revisione del sistema delle sanzioni, a partire da quelle che rischiano di mortificare la società civile russa”.

La risposta di Berlino e Washington

Berlino, si legge sul Fatto Quotidiano, si colloca sulla stessa lunghezza d’onda della Nato: “L’annessione della Crimea è stata una lampante violazione del diritto internazionale. E questo giustifica l’esclusione della Russia dal G8”, ha detto Angela Merkel rispondendo alle domande dei deputati del Bundestag in vista del G7 che si terrà venerdì e sabato Canada. Quanto ai rapporti con Roma, la cancelliera è stata chiara: “Con la Grecia abbiamo trattato in modo molto duro e alla fine abbiamo raggiunto un buon accordo. Per questo io vado incontro anche al nuovo governo italiano in modo che si parli gli uni con gli altri, e diremo che una Unione europea si basa sul rispetto delle regole da parte di tutti”. Simile la posizione degli Stati Uniti: “L’Italia è uno dei nostri più forti alleati” nella Nato, ma “sulla Russia crediamo che le sanzioni vadano mantenute fino a quando Mosca non cambierà il suo comportamento” ha detto l’ambasciatrice Usa presso la Nato Kay Bailey Hutchinson.

Il rischio di rimanere isolati

“L’Italia può aprire certo: la politica estera è essenzialmente nazionale. Ma si troverà isolata, o in magra compagnia, in Europa e nella Nato. Tanto vale buttare nel cestino le belle parole sugli Usa come alleato privilegiato”, scrive Stefano Stefanini sulla Stampa. “Il governo giallo-verde viaggia sull’ebbrezza del successo ma deve darsi un pizzicotto di realismo. Gli italiani hanno votato per il cambiamento ma non per lo stravolgimento di collocazione internazionale. A parte i legami con la società civile (cultura, turismo, sport, musica) tutti guardanti a Ovest e non a Est, hanno troppo buon senso”. Poi prosegue: “Il costo di una rottura con Berlino e con Washington per abbracciare Mosca supererebbero di gran lunga quello, sopravvalutato, delle sanzioni. Questo non significa che non debba perseguire un miglioramento dei rapporti con la Russia in ambito Ue e Nato. L’efficacia delle sanzioni è discutibile, ma non può essere affrontata con una logica improvvisata a e apodittica”. L’Italia – conclude – “può aiutare a una condizione: che rimanga forte non isolata, nell’Ue e nella Nato.

Per Federico Rampini un’Italia “filo-russa” rappresenterebbe un problema anche per gli Usa, scrive su Repubblica. “Conte e i suoi azionisti politici possono trovare indulgenza o comprensione in Trump. Ma dovranno misurarsi con un’altra America che pesa, chiamiamola establishment o Deep State. Ne fanno parte i militari che condizionano la Casa Bianca dall’interno.  Per questo establishment un’Italia filo-russa è un problema serio, un alleato da tenere sotto osservazione. Forse anche da escludere nelle consultazioni importanti”. Secondo Rampini, le convergenze potenziali con Trump potrebbero non bastare a salvare il governo Conte da una cortina di sospetti e precauzioni che ne farebbero un sorvegliato speciale”. Perché “c’è un’America per la quale la solidarietà atlantica rimane un valore essenziale”.

“Il nuovo governo italiano – si legge nel retroscena del Corriere firmato da Giuseppe Sarcina – è stato accolto da un ‘apertura di credito nella capitale americana. Il segretario di Stato Mike Pompeo sostiene che ‘si può lavorare per rafforzare l’alleanza con Roma’. Al Corriere però risulta che all’interno dell’amministrazione ci sia anche chi voglia prima vedere alla prova la coalizione giallo-verde. Due sono i dossier chiave: la Russia e l’Iran”.

Source: www.agi.it

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