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Seguite queste 9 regole e il vostro stage all’estero sarà una passeggiata

20 giugno 2017

L’estate si avvicina e se per molti è tempo di pensare alle vacanze, per altri è invece il momento migliore per pensare ad un’esperienza di lavoro all’estero, per migliorare le proprie conoscenze linguistiche e acquisire nuove esperienze di lavoro.

Ecco come comportarvi (la fonte è una ricerca realizzata tra i collaboratori di Babbel.com, una app per apprendre le lingue).

Inghilterra

I colleghi non sono amici – almeno fino all’ora del pub

Il primo giorno è forse il più strano: si viene accompagnati al posto di lavoro. E lasciati lì. Non due chiacchiere dal vicino di scrivania né un invito a pranzo. Ma non ci si deve lasciar scoraggiare: tutto cambia all’uscita dal lavoro. Non si va infatti a casa, ma direttamente al pub, dove la parola d’ordine è bere pinte di birra e dove i colleghi – fino a poco prima reticenti alla chiacchiera – si lasceranno andare a risate e a raccontare barzellette.

L’educazione e i nomignoli

“Love”, “darling”, “sweetie”: quello che per un italiano sarebbe segno di vicinanza ed empatia, in Inghilterra significa poco o niente. Non bisogna quindi scambiare questi appellativi per niente di più di quello che sono: modi standard di rivolgersi alle persone, usati da chiunque, colleghi, baristi o commessi.

Il feedback sui risultati lavorativi

Arriva il giorno in cui si deve ricevere un resoconto sui risultati. Se ci si aspetta un verdetto chiaro si rimarrà delusi: alcuni dei compiti assegnati saranno stati svolti “perfettamente” e altri “meno perfettamente”. Ma il feedback è positivo o negativo? Non è dato sapere.

Germania

Non si interrompe mai chi parla

Brainstorming selvaggio e discussioni appassionate? Dieci persone che parlano interrompendosi? Niente di tutto questo è considerato né beneducato né un segnale di vero interesse. Ma non bisogna lasciarsi ingannare: non è il senso dell’ordine o il famigerato perfezionismo tedesco a guidare tutto ciò. È semplicemente la struttura della frase. Quando il verbo o la negazione appaiono alla fine, come spesso in questa lingua, sarà necessario ascoltare le persone fino alla fine per capire dove vogliano arrivare.

Fare colazione (doverosamente abbondante) al lavoro

I colleghi arriveranno con ogni probabilità spesso molto presto al lavoro. Ma non saranno alla loro scrivania: li si troverà intenti a sminuzzare in tutta tranquillità frutta da aggiungere al muesli e allo yogurt o a farcire panini con burro, salame e cetrioli alle otto del mattino. Il tutto doverosamente accompagnato da un cappuccino. Un’abitudine che presto o tardi anche il più “sud europeo” comincerà a condividere.

Vestirsi secondo la stagione (e non secondo la temperatura)

Estate e inverno significano: fa caldo, fa freddo. Il susseguirsi e la “dittatura” delle stagioni si riflette anche sulla vita d’ufficio: da novembre a marzo, le finestre si tengono rigorosamente blindate, anche se ci sono 30 gradi oppure circola l’influenza e sarebbe il caso di far circolare un po’ di ossigeno. Al contrario, se a luglio – come capita frequentemente nel Nord dell’Europa – fa così freddo che serve l’impermeabile, si sarà costantemente obbligati a sopportare ventilatori puntati sul collo e fastidiose correnti d’aria.

Francia

L’università come biglietto da visita

Una delle prime domande che vengono fatte ai nuovi arrivati è da quale università vengano e quali studi abbiano fatto. Un consiglio: non farsi intimidire e non farsi prendere da falsa modestia. Dimostrare di venire da una buona università è il miglior biglietto da visita.

Le pause: dal pranzo a caffè e sigaretta

Se si va a pranzo, si deve calcolare dall’ora all’ora e mezza. È previsto infatti molto spesso una specie di “business lunch” a due portate. E non si deve essere troppo timidi: parlare delle ultime notizie e di politica è all’ordine del giorno. In questo gli italiani non si tirano certo indietro. Il resto della giornata sarà però punteggiato da pause sigaretta e caffè: un bel problema se non si fuma o non si beve caffè!

Lo sciopero: un evento sociale

Se si fa uno sciopero, lo si fa tutti. Non importa se è per la propria azienda o per i sindacati. L’importante è esserci, anche nel fine settimana. Si incontreranno molti colleghi e ci si sentirà finalmente parte del gruppo.

Source: www.agi.it

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