Universalmente riconosciuto da grandi e piccini, da professionisti pasticceri, casalinghi o appassionati, come il dolce italiano più amato e copiato al mondo, il tiramisù è stato oggetto proprio in questi giorni di una diatriba da tribunale come fosse un bimbo conteso da due genitori in odor di separazione. Almeno sulla questione di paternità, del Veneto o Friuli?
Entrato ufficialmente nella lista dei Prodotti agroalimentari tradizionali (Pat) italiani come tipicità friulana è quindi a tutti gli effetti prodotto caratteristico del territorio e Trieste la città individuata come la detentrice della paternità del dolce più buono del mondo.
Il Veneto però non ci sta e il governatore Luca Zaia pensa di far ricorso e chiedere la nullità del decreto ministeriale.
Il dolce ha visto la luce nel 1970 ed è di fatto un dolce molto recente nella storia della cucina italiana: il Tiramesù fu, infatti, proposto per la prima volta nel ristorante Alle Beccherie di Treviso da un cuoco pasticcere, Loly Linguanotto.
Gli ingredienti della ricetta originale che ci servono sono: biscotti savoiardi, tuorli d’uovo, zucchero, caffè, mascarpone e cacao in polvere. In seguito ne sono stati elaborate decine di versioni alternative con aggiunta di liquore, di albumi, di panna, di pastorizzazione delle uova per renderlo più salubre ma anche molto più soffice e spumoso.
Certi comunque su un punto sul quale siamo tutti d’accordo, il tiramisù migliore è sempre quello proprio, una questione di orgoglio e tradizione familiare nessuno lo fa come ”ognuno di noi’. Forti di questa convinzione che deteniamo con giusta presunzione, partecipiamo allora alla Tiramisù World Cup che si terrà il prossimo novembre a Treviso. Professionisti e appassionati armiamoci di cucchiaino e come cita il motto dell’evento “il tiramisù è di tutti“. E i dolci devono unire e mai dividere. Questo lo dico io invece.
Source: www.ifood.it
