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Torna il feeling tra gli italiani e l’ortofrutta

10 marzo 2017

Torna il feeling tra gli italiani e l’ortofrutta. Per il secondo anno consecutivo crescono i consumi domestici che nel 2016 registrano un +1,4% nel fresco. Un segno “più” che fa il paio con quello del 2015 che aveva evidenziato un +3%. I dati arrivano dalle rilevazioni GfK elaborate da Cso Italy per Macfrut Consumers’ trend, l’osservatorio sui consumi innovativi promosso da Macfrut, la Fiera dell’ortofrutta in programma alla Fiera di Rimini dal 10 al 12 maggio 2017.

frutta_5.jpgSpesa e consumi In termini assoluti nel 2016 l’acquisto di ortofrutta è stato pari a 8,27 milioni di tonnellate generando una spesa totale di oltre 13,7 miliardi di euro (+1,4% sul 2015), a fronte di prezzi stabili nell’ultimo triennio. Allungando la serie storica di riferimento, da 10 anni a questa parte, la vera rivoluzione non si è verificata nei volumi (+0,4%), ma nei prezzi medi di acquisto che sono passati da 1,55€/kg agli attuali 1,66€/kg (+6,8%). Nel dettaglio, la frutta registra un +2,1% dei volumi, mentre gli ortaggi un moderato +0,6%.

Interessante il dato sui canali di vendita dell’ortofrutta con il 62% degli acquisti che avviene nella Grande distribuzione organizzata (Gdo), con i discount che evidenziano un +13%, a fronte di un +1% dei supermercati e un -3% degli ipermercati.

«Due anni di crescita dei consumi domestici in Italia sono indubbiamente un segnale positivo, soprattutto perché testimonia un più generale spostamento dai prodotti di origine animale (carne e latte) a quelli di frutta e verdura – spiega Renzo Piraccini, presidente di Macfrut a commento dei dati –. Ciò non toglie che le sfide che il settore ha di fronte sono essenzialmente due: innovazione di prodotto e crescita sui mercati internazionali. Sono le due scommesse che il sistema ortofrutta ha davanti, e che Macfrut, fiera di filiera, ha raccolto con numerose novità e iniziative in programma nella prossima edizione».

I dati nel dettaglio Tabelle Consumi 2016

macfrut_2016
Un momento di Macfrut

Frutta Fra le specie frutticole per il consumo fresco rilevate vi è un diffuso incremento. Partiamo dalle mele, la specie in termini assoluti più importante per i consumi di frutta, che nell’ultimo anno ha totalizzato 825 mila tonnellate di consumo (+2% sull’anno precedente) confermando la ripresa per il terzo anno successivo. Seguono le arance con poco più di 550 mila tonnellate circa il +2% sullo scorso anno, ma ancora molto distante dalle quantità del 2007 (-12%). Chiudono il podio le banane che, per essere una produzione totalmente di importazione, ricopre il 10% dei consumi totali di frutta; attualmente con 453 mila tonnellate conferma i quantitativi del 2015. Non è il caso delle pere, produzione tipica nazionale, che per il 2016 ha incrementato i quantitativi del +4% passando da 377 mila tonnellate nel 2015 alle attuali 393 mila.

anguria2.jpgEcco una delle rare eccezioni negative di questa annata: le angurie perdono circa 4.200 tonnellate di acquisto scendendo a 367 mila tonnellate (-1%). Anche le pesche al quinto posto della classifica annuale perdono il -1% dei volumi attestandosi a 267 mila tonnellate. Continuano i successi ed è il caso delle clementine che compiono un importante balzo in avanti per i volumi acquistati di quasi 21 mila tonnellate in più per il 2016 rispetto ai dodici mesi precedenti (+8,5%). Continuando la carrellata troviamo i meloni che pareggiando i quantitativi del 2016 arrestano l’ascesa degli ultimi anni. Anche il kiwi con 118 mila tonnellate si scosta leggermente rispetto al 2015. L’annata propizia per gli agrumi è confermata anche dai limoni (+8%). L’uva prosegue la sua lenta salita aggiungendo un altro punto percentuale sul 2015. Le fragole riprendono con un buon passo dopo un 2015 in contrazione. Ad eccezione delle pesche poc’anzi citate, le altre drupacee migliorano sul 2015: nettarine +1%, albicocche +2%, susine +7% e ciliegie +9%.

Ortaggi Sul fronte ortaggi la situazione è leggermente più movimentata. L’ortaggio più acquistato, ossia le patate chiudono il 2016 con un +3% sul 2015, mentre i pomodori si fermano al +1%. Le insalate perdono il -1%, ma il 2015 era stata un’annata record. Contrazione anche per le zucchine -2%. Le carote nell’ultimo quinquennio hanno ingranato un buon passo ed anche per il 2016 incrementano con un +1%, andatura ancor più sostenuta per le cipolle +4%. Fra le specie da segnalare gli asparagi con il +13% raggiungono le 23 mila tonnellate, anche i radicchi continuano l’ascesa con un ulteriore +4% sul 2015.

Canali di vendita Nel recente passato si sono già verificate annate di stasi per quello che riguarda l’avanzata delle Grande Distribuzione Organizzata (vedi biennio 2010-11), così nel corso del 2016, l’ortofrutta fresca è stata acquistata per il 62% in un punto vendita della GD, esattamente come nel 2015. Nello specifico la suddivisione delle quote per canale commerciale vede primeggiare i supermercati con il 35% dei volumi, seguiti dai discount al 14%, quindi ipermercati all’11% e superette 2%. Per le fonti tradizionali i fruttivendoli accentrano il 22% dei quantitativi di frutta e verdura fresca e gli ambulanti il 13%. In termini assoluti nel raffronto con lo scorso anno, i supermercati incrementano il volume movimentato del +1% salendo a oltre 2,85 milioni di tonnellate, gli ipermercati scendono del -3%, ma la vera conquista del settore è data dai discount +13% con un volume totale di 1,17 milioni di tonnellate nel corso del 2016.

Trend Triennio positivo anche per i dettaglianti tradizionali attualmente con quantità veicolate di 1,81 milioni di tonnellate incrementano sul 2015 del +9%. Fra le fonti tradizionali sorte diversa per il mercati rionali ed ambulanti che non superano l’1,1 milioni di tonnellate e si fermano al di sotto dell’annata scorsa del -13%. In termini di prezzo medio di acquisto nel 2016 si conferma la chiusura della storica “forbice” di differenziale fra ambulanti e supermercati. Nel raffronto con lo sorso anno, salgono tutti i prezzi medi della grande distribuzione, discount compresi, mentre sul fronte dei canali tradizionali si equivalgono come nel caso degli specializzati, o calano come per ambulanti e tradizionali.

 

 

 

 

Source: agricultura.it

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