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Un giorno senza donne.

11 febbraio 2017

La resistenza non si ferma. Dopo la Women’s March, che ha raccolto oltre 500.000 manifestanti nella sola Washington, le organizzatrici hanno deciso che un evento solo non basta, bisogna diventare una presenza politica fissa. Stare col fiato sul collo al Presidente, insomma. Così, il 6 febbraio è stata annunciata una nuova e fiammante protesta nazionale: A Day Without A Woman.

I dettagli non ci sono ancora, ma dal nome, in molti hanno supposto che potrebbe trattarsi di una sorta di “sciopero delle donne”. In questo caso, le cittadine delle fasce meno abbienti potrebbero non voler rischiare il posto di lavoro, senza che il movimento fornisca prima degli obbiettivi chiari e concreti. Nell’attesa, però, gli Stati Uniti non restano con le mani in mano.

Oltre agli scienziati, impegnati sul fronte della March for Science (22 aprile), diversi altri gruppi sono attivi nel coordinare atti di resistenza pacifica rivolti alla Casa Bianca. Il 17 febbraio, cioè il giorno prima del Presidents Day (un’importante festività americana), gli attivisti invitano a uno sciopero generale: non si lavori, non si vada a scuola, non si spendano soldi (a meno che non sia davvero indispensabile). Difficile dire quanto sia fattibile, anche se di sicuro avrebbe un forte impatto. Qualcosa di simile dovrebbe avvenire anche il 1 maggio, per il Giorno dei Lavoratori.

Anche in Italia la situazione si muove, e sono ancora una volta la donne a iniziare. La manifestazione Non una di meno, tenutasi i 26 gennaio a Roma, è stata un successo (qui il videoracconto), ma le organizzatrici sono pronte a rilanciare: l’8 marzo siamo tutte invitate a incrociare le braccia (ma non solo) per imporci contro la cultura della diseguaglianza e della violenza fisica e psicologica sulle donne.

Nessuna di queste proteste, piccole o grandi che siano, salverà il mondo come per magia. Ma forse, tutte insieme, potranno veramente smuovere qualcosa.

Source: freedamedia.it

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