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Xylella, l’allarme degli olivicoltori

Xylella, l’allarme degli olivicoltori
25 maggio 2018

immagine di ulivo malato

“La Commissione europea, oltre a decretare ancora una volta il fallimento di chi era chiamato a controllare l’avanzata del batterio della xylella, certifica il pericolo di morte per altri trenta milioni di ulivi e settantamila aziende che vivono di olivicoltura”. Con queste parole il presidente del Consorzio nazionale degli olivicoltori, Gennaro Sicolo, commenta la decisione di Bruxelles di innalzare la zona cuscinetto fino alla piana di Monopoli (Bari).

“C’è grande preoccupazione per il futuro del nostro settore e per quello di migliaia di famiglie – sottolinea Gennaro Sicolo – La provincia di Bari e la provincia Bat (Barletta, Andria e Trani, ndr), cuore olivicolo pugliese e italiano, vengono adesso messe a repentaglio da un batterio alimentato da tanti irresponsabili, da tanti amministratori, da tanti politici e da qualche organizzazione agricola che per troppo tempo, solo per squallidi calcoli opportunistici, hanno dato credito a teorie inesistenti, complotti e chiacchiere di numerosi santoni e nullafacenti, invece di affrontare seriamente il problema”.

Il presidente del Consorzio nazionale degli olivicoltori si augura “che il governo che sta per nascere affronti la questione in maniera prioritaria, perché si tratta di una grande emergenza nazionale. Allo stesso modo spero che la Regione Puglia, per troppo tempo colpevolmente silente, acceleri le procedure per le estirpazioni delle piante infette, come avviene ad esempio in Spagna e Francia dove combattono la stessa epidemia, e prosegua sia il monitoraggio, sia i controlli per verificare se siano in corso tutte, e sottolineo tutte, le operazioni previste dal decreto Martina per contenere il batterio”.

Per il consorzio degli olivicoltori è fondamentale dar seguito “agli ultimi buoni propositi manifestati sbloccando i fondi per il ristoro delle aziende colpite, sostenendo la ricerca seria per provare ad arginare il batterio, e iniziando concretamente il reimpianto delle varietà di ulivi resistenti nella zona infetta, per non perdere quella tradizione millenaria che ha contraddistinto la Puglia, punta di diamante dell’olio extravergine d’oliva di qualità a livello nazionale e internazionale”.

Source: lanuovaecologia.it

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