Città distrutte. Civiltà annientate. Il Messico pretende le scuse.

Source: https://it.businessinsider.com

Popolazioni intere sterminate, ridotte a zero. Milioni di uomini e donne uccise. Città distrutte. Civiltà annientate. Questo è quel che successe negli anni in cui gli spagnoli presero, con la forza, il controllo della parte centrale e meridionale del ‘nuovo mondo’. E questo è quello di cui 500 anni dopo, il Messico pretende le scuse.

In realtà, la richiesta del presidente messicano Andrés Manuel López Obrador al re di Spagna è un po’ paradossale, perchè, di fatto, Obrador stesso è discendente e frutto di quelle lontane violenze. La questione è però comunque legittima e sul tavolo perché indice di come la questione coloniale spagnola sia stata per decenni, anzi, secoli, del tutto trascurata, e le violenze di quegli anni relegate a puro dato storico, non più passibile di critica.

Invece, sostengono dal Messico, una lettura critica di quel periodo si deve e si può fare. “L’incursione guidata da [Hernán] Cortés nel nostro territorio attuale è stata senza dubbio un evento fondatore della nazione messicana, ma è stata tremendamente violenta, dolorosa e offensiva- ha  scritto Obrador-. Il Messico vuole che lo stato spagnolo ammetta la sua responsabilità storica per questi reati e offra le dovute scuse e il risarcimento politico. Per questa ragione, Vostra Maestà, le attuali autorità messicane preparano una lista di crimini che verranno presentati al Regno di Spagna prima della fine dell’anno in corso “.

Richieste non così assurde, per quanto, si possa sostenere che ormai, le colpe dell’epoca siano ampiamente cadute in prescrizione, a cui però la Spagna ha risposto con singolare acredine e chiusura. “La Spagna non si scuserà- ha detto ai giornalisti il ministro degli esteri Josep Borrell durante un viaggio in Argentina– non ha senso chiedere scuse per eventi accaduti 500 anni fa. Sarebbe come se chiedessimo alla Repubblica francese di scusarsi per i soldati di Napoleone, o agli italiani conto di quanto fatto dai Romani”.

La questione, così, rimane aperta, e, anzi, sembra destinata a rimanerlo per molto tempo.

 

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