Fondazione Riv debutta a Palermo con la mostra ‘Spazio umano’

PALERMO (ITALPRESS) – Diffondere la conoscenza dell’arte alla cittadinanza attraverso un coinvolgimento attivo e creativo, che in certi momenti si traduce pure in dibattito culturale: questa la missione della Fondazione Riv, che ha inaugurato il proprio percorso a Palermo con una mostra nella chiesa di San Mamiliano dal titolo ‘Spazio umano’.

Alla guida di Riv vi è Patrizia Monterosso, ex numero uno della Fondazione Federico II. Altro obiettivo della Fondazione Riv è fare rete con diverse realtà culturali della Sicilia, con il focus sull’arte contemporanea, sacra e sociale: ogni mostra coinvolgerà luoghi di culto e residenze di grandi artisti del passato, con l’auspicio che l’arte possa espandersi laddove la marginalità culturale è maggiore.

“Nasce la Fondazione Riv, che sta per Res in visibilia – sottolinea Monterosso, – Res per un processo attento ai significati routinari, in visibilia per andare oltre la pelle del mondo, cogliere i significati e trovare soluzioni laddove ci sono dissonanze che rischiano di eliminare la spiritualità laica e religiosa. La Fondazione nasce dal confronto aperto con importanti realtà che si sono misurate nel tempo con l’arte contemporanea e con la sensibilità enorme dell’arcivescovo di Palermo, che è attento a ciò che il Vaticano sta svolgendo nel dialogo tra spiritualità religiosa e laica attraverso gli artisti dell’arte contemporanea”.

‘Spazio umano’, realizzata in sinergia con altre tre Fondazioni siciliane (la Brodbeck e la Oelle Mediterraneo Antico di Catania, più la Pulcherrima Res di Palermo), è la mostra che lancia la Fondazione lungo il territorio e coinvolge dodici artisti di varie culture, generazioni e origini geografiche: Adalberto Abbate, Francesco Balsamo, Tony Cragg, Francesco De Grandi, Aziz Hazara, Francesco Lauretta, Urs Lüthi, Arabia Mroué, Dala Nasser, Mimmo Paladino, Hans Schabus e Alberto Scodro. Le opere esposte a San Mamiliano sono in tutto 45, in un impegno congiunto contro il post-umano e l’omologazione culturale.

Gli artisti, spiega Monterosso, “si confrontano in uno spazio di convivenza dove il dialogo è assicurato, in un rapporto con una serie di capolavori che rappresentano come l’arte sia messaggio per il futuro: ogni opera è un approdo nel sacro, con la sacralità che è salvezza di vita. Questo luogo è stato violato dalla seconda guerra mondiale, oggi porta con sé il messaggio di chi la guerra la testimonia con opere in mostra: agli artisti garantiamo uno spazio di libertà e denuncia. L’arte guarda al mondo, il diritto di cittadinanza degli artisti è planetario: qui si raggruppano artisti che non vivono più in Sicilia o che abitano a Palermo ma non sono conosciuti a Palermo. L’arte visiva cammina a Palermo e si fa strada, ma riguarda tutti: il linguaggio degli artisti è comune”.

Un ultimo pensiero è dedicato alla Fondazione Federico II: “È lo stupor mundi, una cosa troppo grande per parlare del passato e guardare solo a ciò che attiene civiltà e storia e che per noi è significato del presente”.

– Foto xd8/Italpress –

(ITALPRESS)

Redazione

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