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Una Chat per Aiutare le Donne in Difficoltà

Negli ultimi anni si è iniziato gradualmente a parlare del supporto che internet e le nuove tecnologie possono offrire alle discipline che si occupano di salute mentale. Dagli studi che dimostrano come Instagram sia – in alcuni casi – di aiuto a chi soffre di depressione, a quelli che ci raccontano di come l’interazione con Siri possa giovare ai bambini affetti da autismo. Nonostante ciò, però, il grado di diffidenza resta alto, sia nei confronti dei discorsi inerenti alla salute mentale, che vengono evitati, alimentando così il senso di inadeguatezza di chi ne soffre, sia nei confronti dei nuovi mezzi che internet mette a nostra disposizione.

E se invece fosse proprio il canale da utilizzare, non solo per parlare di salute mentale, ma anche per offrire un aiuto concreto? È esattamente questo l’obiettivo che si sono posti Margherita Fioruzzi, giovane psicologa milanese, e Marco Menconi, ingegnere e consulente direzionale, quando hanno deciso di dare vita a Mama Chat, una chat online, completamente gratuita, che offre supporto psicosociale a tutte le donne che ne hanno bisogno, garantendo loro anonimato e informazioni sicure. Per capire qualcosa di più di questo progetto, ci siamo messi in contatto con Margherita, e abbiamo parlato con lei di salute mentale, donne e nuove tecnologie.

 

D: Come e quando nasce l’idea di Mama Chat?

R: Mama Chat nasce dall’esperienza sul campo maturata personalmente in organizzazioni no profit del mondo dell’infanzia e della famiglia. L’abbiamo fondata in due, e in questo senso è il connubio di due storie diverse: la mia – dopo la laurea in psicologia e un master in disuguaglianze sociali, ho lavorato per Save the Children e con l’Università Cattolica – e quella del socio fondatore, Marco Menconi, ingegnere e consulente direzionale, che ha lavorato per Google. Insieme a noi c’è un team di esperti in salute mentale e sociale, e in marketing digitale: lavoriamo a stretto contatto quotidianamente, per garantire il servizio alle donne che ci scrivono. Ci siamo accorti che, in Italia e in Europa, esistono molte linee telefoniche, centri e sportelli, ma non esistono chat che aiutino chi ha bisogno. Abbiamo deciso di colmare questo gap tra richiesta di aiuto e offerta, andando incontro soprattutto a chi magari non ha gli strumenti per farsi supportare, a chi in Italia, ad esempio, ci è appena arrivato e non sa dove rivolgersi. Nello specifico Mama Chat trae ispirazione dalle donne incontrate sui progetti nelle periferie delle grandi città, donne in cerca di informazioni e sostegno ma che spesso non raggiungono il centro/l’associazione per timore di farsi vedere da qualcuno o per mancanza di motivazione. Ed è qui che emergono le potenzialità del mondo digitale. La chat è intima, riservata, noi rispondiamo ascoltando e poi orientiamo al servizio della propria città.

D: Come funziona?

R: Funziona in maniera molto semplice e intuitiva. Per esempio, una donna che è alla ricerca di un aiuto per maltrattamenti, maternità fragile, o non sa a chi rivolgersi durante una situazione di disagio, ha timore o poca motivazione ad andare in un centro, telefonare o dirigersi a uno sportello, può rivolgersi a Mama Chat. Da cellulare o da computer, è necessario solo avere accesso a internet, si può navigare sul nostro sito e usufruire della chat, che è accessibile, riservata (non richiede iscrizione, per intenderci), gratuita. In particolare la riservatezza è per noi un punto molto importante, in quanto permette all’utente di rimanere anonimo, e quindi di scriverci senza paura di ripercussioni.
Dall’altro lato rispondono le nostre volontarie, tutte esperte e professioniste del settore psicologico e sociale. Molte hanno una laurea in psicologia, rispondendo però siamo chiare: noi non siamo un sostituto a terapie e non facciamo sessioni terapeutiche via chat, ma ascoltiamo in maniera qualitativa con l’obiettivo di dare un indirizzo utile a quella persona e un po’ di coraggio per uscire dal disagio. Spesso chi vive periodi di sconforto, gravi o non, o chi ha poche possibilità socio-economiche perché straniero o emarginato per qualche motivo, non ha uguale accesso ai servizi perché non ne conosce l’esistenza e non sa come fare. Oltre a indirizzare, la nostra missione è promuovere empowerment femminile, genitorialità positiva e soprattutto prevenire informando.
Fungiamo da ponte e potenziamo gli altri servizi: Con l’obiettivo di non sostituirci a nessuno, ma piuttosto di supportare gli sportelli, i centri anti-violenza, i consultori, e così via.

D: Che genere di donna vi scrive?

R: Donne di qualunque età e origine. Le fasce più frequenti sono quelle tra i 25 e i 44 anni, perché più digitalizzate. Donne, ragazze e mamme di ogni ceto sociale, ma spesso donne che non hanno conoscenza dei propri diritti o dei servizi che sono a loro rivolti nelle proprie città o che hanno timore a presentarsi agli sportelli preposti e dunque cercano su internet un supporto e una soluzione.
Esiste molta confusione su quello che si può fare quando non si sta bene, molti pregiudizi e tantissima paura. Il fatto è che queste donne si rivolgono a internet per problemi seri, disagi reali, ed è ancora troppo facile inciampare in forum non professionali che non fanno altro che alimentare paure e false informazioni. Internet è un’arma potente in questo senso, noi ci facciamo promotori di un servizio di qualità e serio.

D: Vi è capitato di essere contattate anche da uomini?

R: Capita anche si di rado, e solo per questioni di salute mentale. Anche se abbiamo evidentemente un expertise sul mondo femminile, noi rispondiamo a tutti, perché la salute mentale non fa distinzione: i servizi pubblici sono per tutti.

D: E chi risponde a questi messaggi?

R: Siamo soci volontari e formiamo un’équipe di psicologhe o operatrici psico-sociali. Per poter essere utili fino in fondo, abbiamo deciso di scegliere persone formate su tematiche specifiche e inerenti alla salute mentale e al diritto.
Nello spazio protetto della chat, l’utente ci racconta la sua storia e molto spesso da questi racconti, anche se brevi, riusciamo a captare il livello di gravità del disagio. Ad esempio, ci scrivono per confrontarsi sui litigi continui in casa e in poco tempo emergono casi di violenza che magari durano da anni; non solo violenza fisica ma anche moltissima violenza psicologica, che sfocia poi in casi gravi di abusi e maltrattamenti – è li che noi ci rendiamo conto di essere utili, quando intercettiamo queste situazioni a rischio, come accade spesso anche in caso di maternità fragili.

D: Com’è una giornata tipo di Mama Chat?

R: Siamo online tutti i giorni della settimana, per ora il pomeriggio, dalle dalle 16 alle 20 circa, ma l’obiettivo è quello di aumentare le ore a man mano che riusciremo a crescere come associazione, tramite la raccolta fondi. Appena è ora, il nostro gruppo WhatsApp interno si attiva; siamo sempre in 2 o 3 online in costante contatto tra di noi: possono arrivare anche 4 richieste nello stesso minuto, e noi ci confrontiamo per capire come gestirle. Di media abbiamo circa 20 richieste al giorno. A lato dell’operatività c’è è il team digital, che ci assicura che la struttura funzioni correttamente e che la comunicazione ci porti beneficiari e utenti. Io personalmente lavoro full-time per lo sviluppo di Mama Chat, ho deciso di investire nella nostra idea e porto avanti, insieme a Marco, il lato di sviluppo e di fundraising per garantire sempre più crescita e, si spera, un futuro stabile al nostro nuovo progetto.

D: Il successo di Mama Chat dimostra che le donne, per chiedere aiuto, hanno bisogno di restare anonime: secondo voi perché è ancora così difficile chiedere aiuto? Quali sono i pregiudizi principali nei confronti di chi si trova imbrigliato in situazioni difficili?

R: Ci sono vari livelli di consapevolezza del proprio malessere. Alcune utenti sono ancora confuse rispetto al loro vissuto e hanno bisogno di fare chiarezza, mentre altre sanno di avere un certo tipo di problema, ma per varie ragioni non vogliono o non hanno la motivazione di fare quel passo in più verso un professionista o un centro specializzato. I motivi sono soggettivi, ma c’è moltissima paura sicuramente. Chi vive in paesi o piccole realtà, ad esempio, ha paura di essere visto mentre entra in un consultorio. La donna vittima di violenza psicologica, sempre per stare sugli esempi, non è consapevole di essere vittima di violenza e dunque sente solo un fortissimo disagio, ma non sa tradurre quello che prova e quello che subisce in una situazione specifica: non essendone consapevole non sa a chi rivolgersi. Noi donne abbiamo molta tempra e capacità di vivere nel dolore e nel disagio per lunghissimi periodi, siamo “abituate” a stare male e ci arrendiamo a questo malessere, è difficile uscire da un vortice di dolore e sofferenza se non ne riconosci i segnali di allarme.
I pregiudizi sono culturali, sociali e anche economici. Sono davvero in tanti a non conoscere i servizi pubblici o a pensare di non potervi accedere. Ciò che accomuna tutte le donne che ci scrivono è il bisogno di mettersi in contatto con un professionista che in maniera disinteressata, semplice e gratuita, ti dica anche solo: prenditi cura di te stessa e chiedi aiuto a un consultorio. Oppure qualcuno che ti dica che no, non è normale il maltrattamento che subisci, non tutti gli uomini picchiano, urlano e controllano la propria partner, e che sì, c’è una via d’uscita dalla violenza. A volte basta una parola di conforto, un’attenzione verso l’altro, ci ringraziano per il tempo che dedichiamo loro e per la nostra gentilezza ed empatia. L’ascolto è un aspetto fondamentale del nostro servizio e noi siamo soddisfatte quando le utenti ritornano per raccontarci che sono in cura e stanno facendo un percorso che le aiuta.

D: Qualcuno potrebbe obiettare che la salute mentale non ha genere, e sicuramente da un certo punto di vista è così. L’esigenza da cui nasce Mama Chat però insegna che c’è anche un altro lato della questione, che la salute mentale può avere un volto unicamente femminile: in cosa consiste?

La salute mentale riguarda in assoluto tutti gli esseri umani, e per fortuna ci sono molti servizi preposti per chi ne ha bisogno. Si stima, ad esempio, che la Depressione sarà la malattia più invalidante al mondo, nel 2030, ma sempre queste statistiche ci dicono che sono le donne ad esserne più colpite. Cosi come la depressione post-partum è in aumento, e lo sono altre sindromi, unicamente legate all’essere donna.
Sicuramente vi sono disturbi e comportamenti tipici di uno o l’altro sesso, ma noi abbiamo scelto di occuparci di femminile perché il bisogno è elevatissimo. È innegabile che vi siano molte più donne vittime di abusi e violenza – non unicamente, ma in maniera preponderante; così come ci sono ancora norme culturali che ci insegnano a pensare che la donna è il “sesso fragile”, o stereotipi che vedono la donna piangere più degli uomini, essere più debole, triste e ormonale. Noi vogliamo combattere questi stereotipi promuovendo una cultura di empowerment e di rafforzamento delle capacità femminili. Vogliamo aiutare le donne a prendersi cura di loro stesse, perché solo così ci si può poi prendere cura dei propri figli e delle proprie relazioni umane. A non subire violenza in alcuna forma, o disparità di genere. Ad avere coraggio e insegnare ai propri figli ad avere rispetto, partendo da esempi positivi che loro in primis devono mostrare. Ma soprattutto vogliamo prevenire e informare correttamente, perchè siamo convinti che sia insito nei diritti di tutti avere accesso ai servizi e poter uscire da situazione di malessere, anche solo essere informati e sapere dove andare a volte sembra un lusso per pochi, ma non è cosi.

D: Si parla sempre troppo poco del ruolo positivo che internet e le nuove tecnologie possono giocare nel contesto della salute mentale: secondo voi perché?

R: Effettivamente è tutto ancora poco regolamentato; internet come risposta alla salute mentale – e alla salute in generale – rappresenta un nuovo approccio che può spaventare.
Detto ciò è innegabile che ormai a qualunque età, e in qualunque contesto sociale internet faccia parte della nostra vita, sin da quando siamo bambini, in maniera importante. Ed è fondamentale offrire servizi al passo con i tempi perché solo così potranno essere utili e raggiungere più persone possibile. Nell’esperienza di Mama Chat, internet sta giocando un ruolo non solo altamente positivo, ma fondamentale e costruttivo, che ci permette di raggiungere un pool di utenza altissimo con piccoli sforzi e costi bassi.

Indubbiamente, quindi, internet e le nuove tecnologie hanno un ruolo determinante nel contesto della salute mentale, ma bisogna sempre tenere in considerazione anche i possibili lati negativi dell’utilizzo del web, soprattutto quando si tratta di tematiche molto delicate come queste. Credo che se ne parli ancora poco per questo motivo, perchè ci vuole maggiore tutela e controllo delle informazioni che si possono trovare online. Ecco perché ci avvaliamo solo di professionisti per rispondere in chat, e siamo tutti formati e aggiornati sui temi che trattiamo, collaboriamo con enti e istituzioni che si occupano di salute e di diritti ed è nella nostra missione essere un esempio positivo che unisce innovazione e aiuto. È fondamentale saper distinguere tra chi opera con l’interesse di fare soldi e chi lo fa in maniera seria, soprattutto sul web, dove ognuno potrebbe far finta di essere un professionista pur non essendolo.

 

Source: freedamedia.it

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