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PESCI tra simbolo e mito

PESCI tra simbolo e mito
15 ottobre 2019

PESCI tra simbolo e mito

Ultimo segno dello zodiaco ma anche quello che precede il primo segno di primavera, del rinnovamento, della pianta che esce dalla terra per volgersi verso la luce, il Sole, il cielo, è stato assimilato al caos primordiale, allo stadio della vita intrauterina che coincide con gli ultimi giorni della gravidanza. In effetti i pesci sentono il giorno che sta per arrivare, che la luce è vicinissima.
Ed è per questo che la premonizione, l’arte di anticipare gli avvenimenti, la conoscenza intuitiva dello svolgersi delle circostanze sono, in lui, una seconda natura, un dono innato.
Conoscendo il principio intuisce la fine ecco perché a volte fa fatica a vivere il presente. È il segno della generosità senza limiti.
Anassimandro astrologo e filosofo greco del VI secolo a.C. Convinto che l’universo altro non fosse se non in insieme caotico e indeterminato contenente in se stesso tutti i suoi contrari sosteneva che la consumazione del pesce fosse vietata e tabù in certe regioni dell’Asia Minore perché lo si venerava sia come padre sia come madre di tutti gli uomini.


Secondo una mitica leggenda romana, che si ispira alla mitologia greca ma attinge anche alle forme più antiche dei miti assiri, Cupido-Eros e Venere – Afrodite furono sorpresi mentre passeggiavano sulle rive dell’Eufrate da Typhon, il mostro partorito da Gaia, la Terra, metà belva e metà uomo la cui testa toccava le stelle.
Per sfuggirgli, essi si buttarono in acqua e si trasformarono in pesci. Trovarono sul fondo del fiume un uovo meraviglioso che riportarono a riva. Da questo uovo nacque una dea di grande saggezza, la cui fama non tardò a diffondersi. Ella potè allora intercedere presso Giove-Zeus perché accordasse l’immortalità ai due pesci: nacque così la costellazione dei pesci.

Maura Luperto

 


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